Collegio Nazionale Capitani

In Italia manca un fote riferimento istituzionale dello shipping e della nautica

Articolo di venerdì 24 aprile 2015



Collegio Capitani

Dal Foglio telematico a cura di Decio Lucano  21 aprile 2015

11 DL NEWS 2015 VOL VIII


La burocrazia , da noi, è padrona del Paese , un ostacolo al suo sviluppo...” (Piero Ostellino)


Noi parliamo di navi, di capitani, di porti , di trasporti e logistica , ma se la gente, se le pubbliche istituzioni non comprendono il nostro linguaggio , e non fanno nessuno sforzo per capirlo, allora diciamo che apparteniamo a un pianeta a sé in un mondo ipnotizzato dalle chiacchiere del parlar parole , quasi mai legate allo shipping e al valore economico di questa industria multidisciplinare. In uno studio recente ( 2015 ) prodotto dalla Oxford Economics for the European Community Shipowners' Association ( ECSA ) viene rilevato che per ogni milione di euro l'industria dello shipping europeo crea nell'economia europea 1,6 milioni di euro del Pil europeo e 2,2 milioni di posti lavoro in mare e a terra nel cluster marittimo. L'Europa genera e controlla il 40% della stazza lorda, Grecia in testa, della flotta mondiale, ( 60% containers, 52% multipurpose, 43% delle cisterne, 37% della flotta offshore ). E vai a spiegare alla gente che dai trasporti marittimi deriva l'energia e l'alimentazione della  nostra società, come dire la nostra vita. Ma lo shipping  va per la sua rotta,  comunque. Dispiace solo che nella classifica delle capitali dello shipping tra le prime venti non ci sia un porto italiano.  Il 18 aprile una bella pagina di Alberto Quarati sul Secolo XIX spiegava quello che manca al porto di Genova per rilanciare la sua operatività. Ci sono procedure e progetti da approvare ma i tempi saranno lunghi, i comitati portuali non hanno mai avuto una visione d'insieme  e  la percezione dello sviluppo marittimo mondiale applicandolo al porto italiano n.1. La Fiera con la sua darsena fa gola alla Nautica come l'aeroporto che,  se non ci fosse,  sarebbe un fantastico terminal contenitori .  Ci rendiamo conto che a mettere mano alle opere marittime siamo indietro di almeno dieci anni? Lo sa l'opinione pubblica ? Il governo ? 

Sul numero in uscita di TTM di Angelo Marletta c'è l'ampio tradizionale panorama della flotta italiana : compagnie, caratteristiche delle unità, ecc. un  “must “ che dura da molti anni per cui sul tavolo dell'operatore, dello studente, del lavoratore in cerca di lavoro con un rapido colpo d'occhio  ci rendiamo conto  di che cosa significhi il trasporto marittimo. Non basteranno le shipping week che ogni anno gli agenti  organizzano per polarizzare l'attenzione su questo mondo che l'Italia conosce poco.  L'industria europea dello shipping crea più dell'aviazione 500.000 posti di lavoro di cui il 62% nel trasporto merci ( compreso i servizi ausiliari ), 26% passeggeri e 11% offshore, di cui 43% ufficiali ( 38.000 studenti e allievi )  e 44% appartengono alla UE e agli stati extra Ue.

Liguaggio diverso , burocrazia dominante in ogni dove, interpretazione della legislazione europea che penalizza in una sorta di autofazzismo l'Italia , Regioni che generano costole societarie inutili senza governare l'economia con spirito imprenditoriale , confusione endemica italica nell'esposizione burocratica mai chiara e concisa dei provvedimenti legislativi. Tutto questo fa si che il nostro mondo di naviganti e di operatori dello shipping si allontani dalla tradizione e dalla realtà storica  e professionale , mancando un riferimento istituzionale tipo un dicastero ad hoc.

Hanno abolito il titolo professionale di Capitano, molti ci hanno scritto in proposito, ma la maggior parte dei naviganti è inerte , rassegnata. Siamo nelle mani delle Capitanerie di Porto che, per legge, gestiscono la gente di mare ; questi bravi ufficiali applicano rigidamente la normativa e invece dovrebbero avere  un “ partenariato “ attivo  nelle problematiche professionali con le categorie interessate. La marina mercantile non è ancora militarizzata...

Allora noi dedichiamo questo foglio ad una figura storica della marineria, lo Scrivano, roba da vela ma non  troppo; chi sa chi è stato ? Ce lo spiega con meticolosità e passione  il comandante, studioso, ex manager marittimo Tobia Costagliola immergendosi nella sua opera La flotta che visse due volte. La storia delle navi di Achille Lauro, un  volume da consultare sempre per essere in campana con le navi, l'armamento, i traffici, la navigazione.

Questa è la nostra rotta con Serafini, Pittaluga, Schiaffino, Silvestro Sannino e altri scrittori e studiosi, con i Promotori dei Musei del Mare ,  cercando di diffondere la cultura del mare perchè, come diceva Angelo Ravano, favorisce lo sviluppo dei traffici. 

Decio Lucano


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