Collegio Nazionale Capitani

Foglio telematico a cura di Decio Lucano 12 aprile 2015

Articolo di lunedì 13 aprile 2015



Collegio Capitani

10 DL NEWS 2015 VOL VIII

DL NEWS

Foglio telematico a cura di Decio Lucano  12 aprile 2015

All'intervento di Daniela Fara che ringraziamo per il coraggio di esporre le sue idee e le sue battaglie nel precedente foglio, come era prevedibile, rispondono Massimo Granieri in Controplancia e Ugo dodero e Daniela Noceti nel libero dibattito del nostro “ salotto “. Grazie alla Direttrice dell'Accademia di Marina Mercantile cerchiamo di trovare punti di vista e argomenti per migliorare e completare la formazione dei nostri allievi ufficiali.



Il comandante gentiluomo

Dieci anni fa, il 18 aprile, a Genova ci lasciava il comandante Augusto Meriggioli. Ho voluto intitolare  questo anniversario come Il Secolo XIX titolò l'articolo della sua scomparsa. Meriggioli aveva 71 anni, era nato a Tripoli di Libia nel 1933 e si era diplomato capitano di lungo corso all'Istituto Nautico San Giorgio di Genova. Perchè voglio ricordarlo? Perchè ritengo che oggi manchi  un professionista, un uomo eclettico di quella statura  nel mondo dello shipping . Meriggioli è stato comandante di petroliere fin dal 1967 ed ha studiato Management Scientifico al John Gray  Institute della Lamar University in Texas, laureandosi. La sua compagnia lo nominò manager del Safety Training and Claims nel quartier generale a Houston in Texas. Da quella posizione ha progettato, organizzato e diretto corsi di tecniche manageriali applicate alla navigazione, addestrando personale di sei nazionalità impiegato a bordo e a terra. Questa grossa esperienza la trasmise creando e preparando squadre speciali di addestratori  che avevano il compito di controllare e migliorare le conoscenze per la sicurezza nel lavoro, la gestione delle risorse e delle tecnologie. Ritornato in Italia mise a frutto la sua esperienza  organizzando  corsi di Shipboard e di Shipping Management dagli anni 1980 fino al 1992 in collaborazione con l'Università di Genova, la Finmare, il Rina, la Texaco e la rivista TTM, corsi svolti da docenti universitari e riconosciuti dal Ministero della Marina Mercantile. La sua notorietà era agli apici e, con un carattere forte e intraprendente, non le mandava a dire in sottotono nella dialettica socio economica,  ma era un gentiluomo con chi stimava e  comprendeva i suoi obiettivi. Il periodo italiano è stato fecondo  anche di pubblicazioni. Ha scritto per Hoepli Il manuale per l'esercizio delle navi cisterna, a poi Guida per il manager del mare,oggi di grande attualità. Il comandante non conduttore del mezzo nave puro e semplice ma Ship Manager o se vogliamo Direttore generale dell'Azienda Nave e della “ catena di comando “ , detto anche Team Manager. La sua cultura e la sua personalità poliedrica lo portarono ad altre iniziative dal suo ufficio in Piazza Colombo a Genova dove aiutava gli ufficiali ad imbarcare e verificava la loro preparazione professionale. Era anche Perito Navale,  sapeva come e cosa mettere sulla pagina, scrisse ancora un libro sul ritorno dei pirati ( Frilli ) e l'ultimo ( 1997 ) Di mare e dintorni , sponsorizzato da TTM, gustosissima raccolta di fatti di bordo con  spunti di umorismo  e  richiami di autentica letteratura. Fondatore del periodico Uomini e Navi  dell'APCM, associazione professionale capitani marittimi , iscritto all'Albo dei giornalisti pubblicisti collaborava con riviste italiane e straniere. Polemista arguto ,  consulente di vari ministeri, aveva rilanciato il Premio San  Giorgio oggi gestito dal Collegio Capitani, seguitissimi i suoi interventi in pubblico o alla Rai, dove veniva spesso ospitato. Caro Augusto, sentiamo oggi la tua mancanza nel mondo dello shipping dove scarseggiano personalità forti, la tua verve polemica , il tuo bonario e proverbiale “ io ti sbarco “ a chi bluffava , ma anche un signorile e grato riconoscimento per coloro che nella scala dei valori tengono alta la qualità etica della professione sia in mare che a terra.

Decio Lucano

  CONTROPLANCIA

Quando la formazione si identifica con la professionalita'

Carissimo Decio, indubbiamente la materia dell’istruzione nautica e dell’educazione professionale dei nostri  ufficiali è un argomento che suscita da sempre vivo interesse e  accesi  dibattiti segno che c’è ancora chi lavora con grande interesse e passione per migliorare questo sistema.

Premesso che quale ex allievo del San Giorgio  di Genova ( sez. Coperta anni ‘71/’76), dopo un breve ma intenso periodo in mare, abbracciata poi la professione del mediatore marittimo da oltre 35 anni e da tempo impegnato, senza fini di lucro, a collaborare con alcuni Istituti Nautici, pardon Istituti Tecnici dei Trasporti e Logistica, sono stato molto interessato dal pezzo del signor Ugo Dodero “Anarchia Italiana” e dall’autorevole intervento della Dott.ssa Daniela Fara, Direttore Generale Fondazione Accademia Italiana della Marina Mercantile.

Ringrazio la Dott.ssa Fara per la chiarezza con cui ha schematizzato l’attuale sistema scolastico e formativo nautico, ovvero una prima fase  da Lei propriamente definita “ livello preparatorio” svolta dagli ITTL  e una seconda  “professionalizzante”  svolta dagli Istituti Tecnici Superiori per la Mobilità delle persone delle merci, unici istituti al momento riconosciuti capaci di erogare una formazione in linea con le direttive della STCW.

Un sistema che parrebbe funzionale, quasi perfetto, tuttavia se esiste come Lei stessa denuncia,  questa “anarchia” significa che qualcosa non va.

E allora alcune mie riflessioni grato di poter ricevere suoi significativi  pareri o commenti:

- se gli ITTL dovrebbero fornire un’educazione preparatoria di base  ai futuri ufficiali di marina non è pericolosamente riduttivo dedicare solo l’ultimo anno alla formazione nautica ? O escludere dal completo ciclo di studi materie formative come la geografia? Non poche volte mi sono trovato a incontrare  classi dell’ultimo triennio che non avevano le più elementari conoscenze di questa materia o avevano una superficiale  infarinatura di come è fatta una nave. E non certo per colpa degli insegnanti che ho potuto personalmente riscontrare quali  salti mortali facciano per ovviare alle mille lacune  dei programmi d’insegnamento che sembrano fatti da chi mira a standarizzare la scuola secondaria privandola delle caratteristiche culturali che contraddistinguono i vari indirizzi di studio.

Nulla in contrario che il “vecchio Nautico” offra ora una formazione a 360 gradi sfornando anche periti in logistica ma purchè questo non vada a detrimento dello spessore culturale fatto di tutte quelle materie marinare ( .. marittime) che dovrebbero far parte del bagaglio culturale e formativo di un moderno ufficiale .

Altrimenti provocatoriamente mi domando: a cosa serve un indirizzo capitani , ovvero conduttore di mezzo navale in un ITTL , se basta frequentare anche un qualsiasi istituto agrario, con tutto rispetto per questi ultimi, e poi allinearsi con le famose  500 ore? Non a caso è emblematica già per se stessa la sigla ITTL dove  parole come  marittimo o nautico sono sparite. 

In un mondo globalizzato ove l’armamento  può attingere da una forza lavoro  internazionale penso  lo spessore culturale come pure quello  professionale possano fare la differenza, non solo i più convenienti salari  terzomondisti.

- Genova e Gaeta bastano due istituti? Più che giusto porsi questa domanda. Non pensa che dando  a tutti i ragazzi che vogliano veramente intraprendere la carriera sul mare la possibilità di frequentare un ITS per la Mobilità delle persone e delle merci si possa porre  fine al fenomeno del “patentino fai da te” che Lei citava?

Sicuramente d’accordo con  Lei nel  perseguire la via del  miglioramento dei sistemi  già esistenti e funzionali . Il gioco della demolizione  e ricostruzione a solo beneficio di interessi personali e  tanto caro a certi nostri politici deve finire altrimenti continueremo a partire e ripartire  come al Monopoli sempre dal VIA mentre l’Europa e il mondo andranno avanti .

Nel ringraziarLa anticipatamente colgo l’occasione per inviaLe i più fervidi auguri di buon lavoro. 

Massimo Granieri

 

  QUESTO  NOSTRO INQUIETO SALOTTO

Un gradito riconoscimento

Caro Decio, desidero complimentarmi per il livello del dibattito che il Tuo “Foglio” è riuscito a sollevare in un settore dove, in media, o si parla troppo e a sproposito oppure si tace su argomenti non di rado scottanti.

D’accordo, sei una sorta di figura istituzionale nel settore, ma va dato merito al merito: specie nella nostra città, non è sufficiente essere competenti per portare alla luce tematiche che, per ignoranza oggettiva o simulata, sono destinate a maliziose emarginazioni. Con viva cordialità

Enzo Rogione

Studio Tecnico Rogione Ingegneria dell’Innovazione e -mail: vrogion@tin.it

L'ingegner Enzo Rogione è un precursore nella tecnologia e nella formazione ( Marine Center ) in Italia e particolarmente a Genova. Nel marzo1987 con Ditel ( Centro Ligure Diffusione Tecnologie ) da lui diretto  e fondato costitui il primo insediamento a Genova di un centro informatico per il controllo in tempo reale del traffico delle navi nel Mediterraneo. Il centro fu realizzato con la collaborazione del CNR e delle istituzioni locali di coordinamento a Ponte Spinola ( oggi  nel  Porto Antico) in accordo con l'allora Cee e il Cap. Il centro dialogava con sottostazioni presenti in altri paesi dell'area mediterranea e coordinava le posizioni nautiche e altri dati che le navi in entrata a Gibilterra e Suez fornivano a Ponte Spinola. L'obiettivo: la sicurezza in mare .  Immagine in tempo reale del traffico marittimo che oggi con i Vts e Ais delle navi possiamo tutti verificare sullo schermo del nostro dispositivo internet digitale. Ma quell'esperimento riuscito e operante  era avvenuto  trent'anni fa. ( DL )

ACCADEMIE, CORSI, ISTITUTI SUPERIORI...

Caro Lucano, se mi permetti, è mio desiderio rispondere all'esaustivo intervento della dott.ssa Daniela Fara, Direttrice dell’Accademia della Marina Mercantile di Genova pubblicata sull'ultimo DL News.

Gentile dott.ssa Fara,

sono Ugo Dodero e sono lieto che Lei sia sostanzialmente d’accordo con me: è più che logico che due persone abbiano modi diversi di confrontarsi  su di una

eguale tematica.

Certo che bisogna innovare per stare al passo coi tempi e con le norme europee per l’acquisizione delle competenze richieste dalla STCW. Ma l’innovazione non deve dar vita ad istituzioni scolastiche complesse che finirebbero per avere, anche localmente, programmi di contenuti e valenze disomogenee.

Sempre a mio modesto parere, questa complessità di iniziative potrebbe divenire sinonimo di anarchia o confusione. Forse un Ministero della Marina Mercantile, che oggi manca nello specifico, potrebbe intervenire con più efficacia per risolvere il problema della preparazione della gente di mare. Dipendere dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti non ha la stessa valenza. Inoltre si ravvisa pure un certo disinteresse del Ministero della Pubblica  Istruzione che, di concerto con il Ministero della M.M. (ove esistesse) o con una delega del Ministero dei Trasporti, dovrebbe unitamente con tutti gli organi scolastici interessati, redigere un definitivo, unico tracciato  programmatico di formazione professionale degli allievi.

Per questo sarebbe necessario rifondare l’Istituto Nautico aggiungendo ai programmi di stato precedenti la riforma,l’impegno di dedicare più ore di lezione all’informatica e allo studio dell’inglese, materie propedeutiche al governo delle nuove navi, mentre le altre materie curriculari potrebbero concorrere, al di là dello specifico, all’indispensabile crescita culturale degli allievi.

Non ritengo un'utopia che questi allievi proseguano verso  l’inserimento triennale in una facoltà universitaria da creare ex novo con indirizzi specifici riguardanti ogni tipologia di funzioni e secondo linee guida contenute in un programma ben definito,certificato a livello nazionale e rispondente alle regole europee sulla laurea breve e dei dettami del STCW.

Con questo percorso ci metteremmo al passo con altre marinerie del mondo che, da tempo, hanno risolto il problema della formazione degli allievi con percorsi ben definiti e con lauree triennali acquisite in Università o Accademie. Naturalmente, come avviene nelle Università  di tutto il mondo, si potrebbero inserire oltre alle facoltà base per “ Master” e per “ Chief  Engineer”, altre specializzazioni per Uff.le Elettrico e/o Elettronico, per Commissario, per esperto in caricazione e scaricazione, ed altre specializzazioni sempre inerenti il mondo marittimo. Ciò rappresenterebbe ulteriori possibilità di lavoro per i giovani laureati. Inoltre dovrebbero essere garantiti “ Stages” per giungere a tutte le necessarie certificazioni STCW tramite imbarchi a cura degli armatori.

Dott.ssa Daniela Fara, questo è il mio pensiero, condivisibile o no. Distinti saluti

Ugo Dodero

Parliamo di numeri, l'intervento di una madre del Nautico

Bell'intervento di Daniela Fara, Direttrice dell'Accademia della Marina Mercantile, ma secondo il mio modesto parere alcune affermazioni non trovano corrispondenza nella realtà.

Parliamo di numeri!

A luglio prossimo, solo nell'ITTL Nautico San Giorgio di Genova (non ho i dati di Camogli) si diplomeranno 4 classi di coperta e 2 classi di macchine, per un totale approssimativo di 120 futuri allievi ufficiali.

Se gli ITS riconosciuti, che danno la formazione adeguata secondo la normativa STCW sono solo 2 (Genova e Gaeta) e considerando che l'accesso NON è libero, ma sono riservati solo 40 posti circa (se non ricordo male) per la sezione coperta ed altrettanti per quella di macchine, e considerando che ovviamente possono fare domanda per entrare studenti provenienti da tutta Italia, allora come fa Daniela Fara a domandarsi se questi istituti sono sufficienti?

Inoltre perché non parla di tempi, perché non dice che nonostante l'Accademia della Marina Mercantile duri 2 anni, in realtà sta accadendo che rallenta il percorso formativo dei futuri ufficiali?

Mi spiego meglio con un esempio pratico: uno studente che si è diplomato a luglio 2014, ha fatto la selezione per entrare in Accademia a fine ottobre 2014 rientrando anche tra i primi classificati, ebbene ha iniziato a frequentare l'accademia a marzo 2015!

In pratica ha buttato via 6 mesi!

Fondamentalmente c'è poca chiarezza sui tempi, sui modi, su quella che realmente è l'Accademia che dalla fondazione ha compiuto una lunga  navigazione e oggi necessita di una rinascita per comprendere tutte le necessità dei giovani allievi che vogliono intraprendere la carriera del mare.

Una nota a margine. La Dott.ssa Fara biasima le "lezioni private" per la

preparazione al superamento dell'esame di Stato in Capitaneria di Porto. E comunque lo sa che prendono ripetizioni anche quelli che frequentano l'Accademia?

Paola Noceti

crisi umanitaria nel mediterraneo: armatori e sindacati  scrivono agli stati membri dell'ue

Singole navi  hanno dovuto salvare fino a 500 persone alla volta, con gravi rischi per la salute e il benessere dei marittimi, che non dovrebbero farsi carico di tali situazioni.

Le organizzazioni armatoriali ECSA (European Community Shipowners' Associations) e International Chamber of Shipping (ICS) insieme alle organizzazioni sindacali European Transport Workers 'Federation (ETF) e International Transport Workers' Federation (ITF), hanno scritto una lettera congiunta ai 28 Stati membri dell'Ue per sollecitare azioni collettive immediate per affrontare la crescente crisi umanitaria nel Mediterraneo che è ormai fuori controllo.

Dal 2014 migliaia di persone dall'Africa e dal Medio Oriente, imbarcandosi su natanti sovraffollati e non adatti allo scopo, hanno tentato la pericolosa traversata del mare per approdare in Europa.

ECSA, ETF, ICS e ITF hanno chiesto agli Stati dell'Ue di dare priorità assoluta all'aumento delle risorse destinate alle operazioni di Search and Rescue (SAR) nel Mediterraneo, tenuto conto dell'elevato e crescente numero di salvataggi potenzialmente pericolosi che vengono effettuati dalle navi mercantili.

Nell'ultimo anno oltre 40.000 persone sono state tratte in salvo da navi mercantili e più di 3.500 hanno perso la vita.

Il settore del trasporto marittimo - sottolineano ECSA, ETF, ICS e ITF - si assume pienamente le proprie responsabilità nel salvare chiunque sia in pericolo in mare, ma rimarca che è inaccettabile che la comunità internazionale faccia sempre più affidamento sulle navi mercantili e sui loro equipaggi per intraprendere un numero sempre crescente di salvataggi che sono di portata sempre più ampia.

Singole navi  hanno dovuto salvare fino a 500 persone alla volta, con gravi rischi per la salute e il benessere dei marittimi, che non dovrebbero farsi carico di tali

situazioni.

Le Marine militari e le Guardie Costiere di quegli Stati membri dell'Unione europea che sono in prima linea nel Mediterraneo hanno compiuto sforzi notevoli per affrontare il problema, ma, dato che la situazione sta peggiorando, l'industria dello shipping ritiene che ci debba essere un corrispondente aumento delle risorse finanziarie statali destinato alle operazioni SAR per far fronte a questa grave crisi umanitaria.

“In pratica ciò significa che tutti gli Stati membri dell'UE devono condividere l'onere finanziario, al fine di scongiurare la perdita di altre migliaia di vite umane”.

Nella lettera ECSA, ETF, ICS e ITF suggeriscono anche che l'Ue e la comunità internazionale debbano fornire ai rifugiati e ai migranti mezzi alternativi per ottenere sicurezza, senza dover rischiare la vita attraversando il Mediterraneo su imbarcazioni insicure, e chiedono che la questione venga pertanto posta all'ordine del giorno del Consiglio europeo e delle pertinenti riunioni dei ministri dell'Ue.

Oltre a ECSA, ETF, ICS e ITF, la lettera agli Stati membri dell’Ue è stata anche sostenuta da BIMCO, Intercargo, Interferry, InterManager, Intertanko e World Shipping Council.

Il testo della lettera firmata da ECSA, ICS, ETF e ITF, il comunicato stampa e alcune foto sono disponibili nella sezione Primo piano del sito www.confitarma.it

Roma, 9 aprile 2015

LA CARTA DEL MARE AI  MUSEI DEL MARE

La Carta del Mare, strumento di raccolta e diffusione di BUONE PRATICHE, promossa dal Mu.MA-Istituzione Musei del Mare e delle Migrazioni di Genova, in collaborazione con Regione Liguria, Slow Food Italia, AMMM-Associazione Musei del Mare del Mediterraneo, ha compiuto 5 anni e si avvia alla Carta del Mare 2.0 in collaborazione con l'Università di Genova.

Ha raccolto più di 2500 Buone Pratiche di soggetti pubblici, privati e del privato-sociale a partire dalla Liguria fino al bacino del Mediterraneo. Il filo conduttore è quello della Responsabilità Sociale e della Sostenibilità, proponendo comportamenti virtuosi nei campi della Cultura, dell'Ambiente, dell'Accoglienza e del Lavoro.

Durante lo svolgimento dell’iniziativa sarà presentato il “Progetto Shark:obiettivo Carta del Mare 2.0” in cui saranno affrontate anche le tematiche dell'Innovazione, delle Relazioni, dei Fornitori.

SOLO I LIBRI DI CARTA POSSONO FAR CRESCERE LA CULTURA

Grimaldi con la Nave dei Libri dal 21 AL 25 aprile a bordo della Cruise Roma e a bordo verso Barcellona insieme a tanti libri e scrittori .

FLAIR del 26 febbraio dedica una pagina a Jonathan Galassi , il più raffinato degli editori americani in un recente convegno a Venezia sull'editoria ( la città di  Sam Marco e' la patria di Manuzio il primo grande editore europeo) sulle librerie online afferma che “ nel Paese ( Usa ) c'è un fiorire di librai indipendenti che amano i libri e sono in grado di creare quella community  che, unica, può far crescere la cultura del leggere “ .

E Stefano Mauri , su Il Libraio di febbraio 2015, aggiunge “ Per tre anni i media hanno parlato della crisi del libro e dell'avvento delle nuove tecnologie che lo spazzeranno via... Nei Paesi più avanzati  la stragrande maggioranza dei lettori preferisce spendere di più ma comprare il libro di carta”.

 

UN ROMANZO VERITA' SUGLI UOMINI “NERI” E LA STORIA

"DAVANTI AI FUOCHI"

di Emilio Costadura
II edizione, De Ferrari, Genova, 2013

La storia di un ufficiale di marina mercantile siciliano e di sua moglie genovese che si estende  tra le due guerre mondiali. Davanti ai fuochi delle caldaie delle navi nell'Africa Orientale Italiana la vicenda di un capitano di macchina  che si sa e si vuole portatore di un'etica fondata sulla forza dell'amore, sul senso del dovere e sulla pietà. Un romanzo verità dell'autore de Il bel giorno nostro. Ragazzi, uomini ed armi sull'Appennino, De Ferrari, 2013, uno scrittore dallo stile classsico e affascinante da cui imparare a scrivere.

Per la presentazione di questo lavoro è forse opportuno affidarsi alla
sintesi e all'evidenza dell'esergo, scritto da Nicolò Salvatore Schiaffino.
II libro si presenta suddiviso in quattro quaderni: mentre il primo è
costituito dalle lettere scambiate tra Oliviero e Maria Maddalena durante il
fidanzamento, altri tre sono redatti in forma di diario da Oliviero.
L'insieme forma la biografia di un ufficiale di marina e con lui di sua
moglie, una donna la cui voce personalissima, ingenua, vibrante e talora
perentoria viene spesso ad inserirsi nella narrazione, sovrapponendosi a
quella del narratore, in un dialogo serrato, reso difficoltoso dalla
lentezza e imprevedibilità dei mezzi di comunicazione. Come è giocoforza, la
vicenda "s'intralcia", direbbe Ippolito Nievo, con la storia nazionale di
quegli anni, sicché Oliviero e Maria Maddalena finiscono col riflettere i
casi comuni degli italiani nel gorgo tra le due Grandi Guerre del secolo
scorso, una famiglia che si forma in Genova e che di Genova vive le vicende
drammatiche.-
I due protagonisti sono di origini, di cultura e d'età assai disomogenee:
lui siciliano, lei settentrionale; lui cosmopolita e di mente analitica, lei
più provinciale e tendente all'idealismo; lui forse laico (seppur cattolico
osservante e non chiuso ai temi spirituali), lei religiosissima; lui
sicilianamente scettico in fatto di politica, lei incline ad entusiasmi
nazional-patriottici; l'uno già uomo maturo, l'altra ancora giovane donna
(di diciott'anni più giovane del marito). Un rapporto dunque complesso, a
tratti burrascoso, mai intimamente risolto.
Il libro s'intitola giustamente "Davanti ai fuochi" nella misura in cui
narra di un uomo davanti ai fuochi delle caldaie delle navi, ai fuochi degli
approdi lontani traguardati nella notte dopo i turni di guardia, ai fuochi
del tempo di pace (nell'anelito alla casa), ai fuochi del tempo di guerra
(la guerriglia coloniale nel Corno d'Africa, la conquista dell'Abissinia, la
guerra di Spagna e la Seconda Guerra Mondiale). Ed è la parola di un
meccanico che si sa e si vuole portatore di un'etica fondata sulla forza
dell'amore, sul senso del dovere e sulla pietà.

I temi del racconto sono insoliti nella narrativa contemporanea: il lavoro
del macchinista navale nel tempo delle macchine alternative a vapore; il
servizio postale negli anni "venti" e "trenta", unico tramite allora tra il
navigante e la famiglia; la disoccupazione del 1933 e le sue conseguenze
devastanti nei rapporti e nell'economia familiari; l'animo di ragazzi e
ragazze dopo l'inutile strage della Grande Guerra 1915-18; i trasporti di
truppe mercenarie e la guerriglia nel Corno d'Africa italiano (1925-1936);
la varia esperienza di un siciliano nel naviglio degli armatori genovesi; il
compimento del dovere di militarizzato sulle "carrette" durante la seconda
Guerra Mondiale (1940-1945).
Il racconto è fondato su documenti autentici, custoditi dall'Autore, o su
testimonianze dirette; il lettore esperto di navigazione vi ritroverà navi,
macchinari, persone e luoghi della propria esperienza. La vita di bordo, le
fatiche dei macchinisti, le navigazioni e il fascino degli oceani, gli
approdi e il ritorno alla terra, sono il tessuto di tutto il volume.
Lo
stile è vario e vuole adattarsi alla molteplicità dei personaggi e delle
fonti. Un'orazione del Governatore della Somalia è ricostruito, parola per
parola, su testi originali del medesimo. Le citazioni di quotidiani sono
desunte dai fogli apparsi nelle stesse date del racconto. Le rare
espressioni genovesi o siciliane sono riportate adattando la grafia alla
comune pronuncia italiana e sono integrate dalla traduzione.
Il libro tuttavia evita ciò che è caratteristico, antiquario, rievocativo:
segue lo svolgimento psicologico e affettivo dei personaggi, dalla gioia al
dolore, dalla disperazione all'eroismo, dalla religiosità proclamata alla
pietà sofferta; persegue vicende sia storiche sia spirituali esplorandone
gli entusiasmi e i cedimenti, cogliendone i soliloqui, le discussioni, le
letture, il silenzio nel sacrificio supremo. I nomi delle navi, le loro
rotte, le condizioni meteorologiche, i problemi tecnici sono testimoniali. L'Autore  ha delineato un quadro umano complesso ed intenso, un ampio romanzo verità. ( MB )

 

  Novità

Le formiche del mare

Storia dell'ultima Vela del Mediterraneo ,nella Toscana nord-occidentale di Flavio Serafini, CLDlibri, 500 pagine centinaia di illustrazioni. € 55 . Per ordinarlo : info@dgsservizi.it

L'ultimo volume del più grande storico della marineria italiana.

Invito alla presentazione del libro

EDUCATRICI DI SOCIETA’.  RACCONTI DI DONNE E DI CURA

A cura di Maria Antonietta Selvaggio

Edizioni Scientifiche e Artistiche, 2014

giovedì 30 aprile 2015 alle ore 11.00

Palazzo Montecitorio Sala Aldo Moro Ingresso Principale R.S.V.P.

06-67603956-4556

segreteria.valente@camera.it

Maria Antonietta Selvaggio maselvag@unisa.it 3486531978

SEGNALAZIONI

E-book "Delitto alla scuola" edizione Frenico di Silvana Canevelli
L'ingegnere Dionigi Tombi, imprenditore edile molto conosciuto in città, viene trovato morto nel bagno dell'Istituto per geometri dove si era recato per tenere una conferenza agli studenti dell'ultimo anno. L'indagine viene svolta dal vice questore Angelo Carpi e dalla sua squadra tra cui l'affascinante ispettrice capo Renata Monti. L'omicidio di Tombi si porta dietro altre morti sospette  che spostano l'indagine a Palermo dove la vedova di Tombi, la sensuale Eleonora Varaldo, si trasferisce per curare gli affari della famiglia. Carpi e la sua squadra non tralasciano nessuna pista anche fra le proprie conoscenze e fra gli stessi professori della scuola fino all'identificazione e all'arresto di chi ha gestito fin dal principio l'intera faccenda." La villa arancione" di Silvana Canevelli- Europa Edizioni
1946-1957

Tra nascite di amori e strana gente che gira per il paese, tra morti improvvise archiviate troppo presto, si aggira il fantasma di Hitler che coinvolge personaggi che vivono a Buenos Aires, in Austria e nella graziosa cittadina svizzera di Couvet dove Clotilde, insegnante di lingue, che ha avuto una relazione con Franz, un tedesco che probabilmente ha scoperto qualcosa di troppo sui crimini nazisti, con grande ostinazione riuscirà a far emergere la verità. Una verità tanto agghiacciante quanto sorprendente. silvanacanevelli@hotmail.com

Non perdetevi i libri della scrittrice Lilla Mariotti sui Fari di tutto il mondo, la storia scientificamente riveduta in chiave narrativa dell'isola Tristan da Cuhna, il Pirata Barbanera. lilla.mariotti@alice.it

TECNOLOGIA , ARTE E ARIA SANA

Riceviamo e volentieri pubblichiamo per i nostri lettori romani interessati

PARIOLI FOTOGRAFIA. CORSO AVANZATO DI PRATICA FOTOGRAFICA.

da venerdì 17 aprile 2015

ROMA. Uscite con la macchina fotografica, shooting fotografico in studio, estetica fotografica, dedicati a chi vuole intraprendere un percorso avanzato e approfondito di pratica fotografica, per migliorare le proprie inquadrature e

perfezionare le tecniche della fotografia reflex digitale. Durante il workshop - 7 appuntamenti di 2 ore ciascuno - apprenderemo e metteremo in pratica sul campo come veri fotoreporter, le tecniche, gli stili e le giuste inquadrature per fotografare in modo efficace, costruttivo e professionale, diversi ambienti della città. In più la seduta in studio con modella ci permetterà di approfondire i segreti della luce artificiale/flash per ottenere ritratti a figura intera e in primo piano. Cattureremo con le nostre macchine fotografiche l’intensità di uno sguardo, angoli insoliti di Roma, architetture contemporanee, emozioni del flamenco.

Dove e cosa fotografiamo?
Paesaggio urbano contemporaneo.
Fotografia in studio con modella/modello, figura intera e ritratto.
Roma - com'era/com'e'.

Un insolito fotowalk attraverso il centro di Roma, per riscoprire le tracce fotografiche lasciate da grandi maestri degli anni '60 e '70 come Folco Quilici e Italo Zannier. Guarderemo e fermeremo la luce di Piazza del Popolo, Pincio, Trinità dei Monti e Piazza di Spagna con l'occhio contemporaneo ma lo sguardo rivolto al passato.
PARIOLI FOTOGRAFIA, via Francesco Siacci, 2/c (vicino Piazza Pitagora) tel. 3397781836 www.pariolifotografia.it

LA MIA VITA SUI TRAGHETTI

Un viaggio esilarante mare/terra/mare da Trieste alla Sicilia di due coppie di amici sul filo della memoria attraverso il nostro “bel paese “

Se dovessi ricordare la prima volta in cui misi piede su un traghetto dovrei andare molto indietro con la memoria. Fino a quel momento il massimo a cui potevo aspirare erano state le barche da pesca di mio marito che coltivava quel hobby si può dire da quando aveva sostituito il latte materno con l’acqua di mare. Passava le vacanze in Istria a Salvore dove aveva frequentato anche le scuole elementari fino alla terza per venire poi strappato da quelle che lui considerava le sue origini. Era un cittadino di nascita, ma se qualcuno gli chiedeva dove fosse nato lui rispondeva Salvore.

Io, durante le sue escursioni sul mare, che duravano ore restavo ad aspettare sdraiata sul molo, con gli occhi all’orizzonte e sognavo destinazioni lontane ricordando i romanzi di Salgari che avevano influenzato la mia infanzia.

Al massimo potevo immaginare di fare il reporter o l’inviato di guerra, ma allora la scrittura era l’ultimo dei miei pensieri poiché “tenevo” famiglia.

Causa i tempi moderni che trasformano la nostra società e me stessa a tempo di record, lo sono diventata, ma i confronti con la realtà li faccio virtualmente.

Parlavo del mio primo viaggio su un traghetto

Per smuovere mio marito, ancorato alla sua terra come un ostrica, e poco prima che cambiassimo barca a vela per farne la nostra casa vacanza con maggiori comodità, alcuni nostri amici riuscirono a strappargli il consenso a visitare la Sicilia usufruendo di un traghetto della Tirrenia o Adriatica di Nav. (non ricordo), che partiva proprio dalla nostra città. La nuova Fiat Rally, rosso fuoco, con sedili anatomici da provare su strada e rodare lo indussero a dire si. Gli amici avevano una comodissima Opel a 4 porte ma lui sognava l’altra sua passione: la guida.

Il motivo era raggiungere il porto per pescherecci di Mazara del Vallo che prometteva pesce fresco a volontà ed il periplo della Sicilia con tutti i suoi musei all’aperto studiati in precedenza. Ci presentammo al molo per l’imbarco eccitati come ragazzini ma una grossa delusione ci raffreddò immediatamente.

Un guasto alle macchine

Un cartello diceva: “per un guasto al motore il traghetto ha rimandato la partenza a data da destinarsi”. Ci dissero di tornare a casa e telefonare l’indomani, ma…dite a dei “ragazzini” di 45 anni, io, e 54 mio marito ed amici, di tornare a casa fin chissà quando.

Nel passare davanti all’Agenzia dell’Adriatica di Navigazione (nel palazzo del Lloyd Triestino oggi governatorato della regione F.V.G) chiedemmo di restituirci il prezzo del viaggio e decidemmo di partire in macchina alternandoci alla guida. Decidemmo di fare cassa comune e con quei soldi di mantenerci tutti fino all’arrivo che avrebbe dovuto essere Catania. (Avremmo avuto bisogno almeno del doppio se non del triplo).

L'Adriatica con l'auto

Io, ignorante com’ero, avevo sognato fin dall’inizio villaggi di pescatori con casette magari di paglia e spiagge morbide dorate dal sole settembrino. Così scegliemmo di percorrere l’Adriatica invece dell’autostrada che, come sappiamo è pericolosa, monotona, senza storia e priva di attrattive. Era già l’imbrunire, le valigie erano in macchina e la nostra nuova meta era Rimini per la cena ed il pernottamento. Per 4 persone. Stanchezza e poco tempo per vedere qualcosa ci spinsero a letto presto per poter raggiungere Catania. Ho visto Rimini senza vedere nulla.

L’imbrunire dell’indomani ci trovò appena a Bari con la schiena piegata ad arco e le natiche indolenzite per mancanza di circolazione del sangue. Noi passeggere femmine ridotte agli angusti sedili posteriori. Si sà, gli uomini devono sedere davanti e le donne dietro. Noblesse oblige! Il galateo soprattutto, ma di quei tempi, chissà perché, con la scusa di proteggerci ci metteva sempre all’interno di un marciapiede se in coppia, sedute con la schiena al muro in ristorante, e, però in campagna, fuori dal tavolo di soli uomini, intente a servirli come nababbi mentre si ubriacavano raccontandosi barzellette sconce. Ecco dove stava la protezione in quel caso: era per non offendere le nostre orecchie di candide colombe educate dalle suore. Tempi perduti?

Il traghetto lo raggiungemmo a Salerno

A Bari ci informammo se ci fosse stato un altro mezzo per raggiungere la Sicilia che dovevamo per forza raggiungere per mare. Ci dissero che se facevamo presto avremmo potuto traversare gli Appennini e raggiungere il traghetto che da Salerno arrivava a Palermo. Scattammo, raggiungendo Napoli in breve tempo ed io avrei voluto vedere Capri perché i più bei ragazzi che avessi mai visto ci abbordavano nella calca del traffico invitandoci a visitarla per due giorni per la festa del patrono dell’isola con festeggiamenti ed allegria. Il cuore quasi mi si spezzava dal rimpianto perché il miraggio del nostro amico era il pesce di Mazara del Vallo che la sua infermiera (era medico) gli aveva suggerito come fosse stato il cibo degli dei. Neppure la salernitana fui in grado di godermi perché la fretta era tale ed il guidatore tanto spericolato (era mio marito che si credeva Fangio fra tutte quelle curve) da tenerci con gli occhi sbarrati incollati alla strada per tutto il percorso. Ma ce la facemmo! Ci imbarcammo godendoci il tramonto sul mare ed il restaurant della nave lussuoso per quei tempi: era il 1975. L’indomani eravamo a Palermo che ci godemmo in tutta la sua meravigliosa architettura barocca. Visitammo la reggia di Monreale e vedemmo per la prima volta le arance selvatiche, ancora immature, appese come palloncini di Natale sugli alberi dei viali. Vidi i fichi d’India grandi come torri nelle periferie. Imparai a conoscere la cucina siciliana verace in un ristorantino del centro che l’amico aveva scovato, imparai a mangiare i ricci sulle bancarelle di Mondello dove avevamo trovato il migliore albergo vicino al mare come sognavo. Mentre gli altri giravano, io sprecavo il mio tempo a riposare in albergo e così seppi dall’amico medico che non era normale sentirsi stanchi a quell’età, controllassi la mia pressione: era certamente troppo bassa! Bei tempi, ora lotto per il contrario ingozzandomi di pillole!

Ma... Mazara era sempre lì ad aspettarci e quindi non si poteva tardare, così tagliammo la punta evitando Trapani con i luoghi più belli e Marsala di cui io pregustavo il vino dolce e passito di cui ero ghiotta. Pensateci bene! A quei tempi, nel 1975, chiedendo in tutte le osterie e rivendite possibili non riuscimmo a trovarne neppure un bicchiere. In compenso nel tagliare la Sicilia verso il sud potemmo vedere le grandi opere di cavalcavia monumentali che

univano vallate immense e ricordo di aver visto solo una macchina percorrerle. Incontrammo i villaggi dei terremotati del Belice che dopo decenni vivevano ancora nelle baracche mentre potemmo vedere un villaggio nuovo, deserto e già in rovina poiché non c’erano gli allacciamenti dell’acqua e della luce. Credo che noi cittadini stiamo ancora pagando una modesta cifra per i terremotati del Belice.

Percorrendo la costa meridionale jonica conoscemmo la potenza industriale italiana che aveva creato i villaggi per le centrali energetiche, credo dell’Enea, rovinando la costa ancora vergine.

Un convegno di veterinari e Mazara era ancora lontana

A Taormina tentammo di salire al villaggio per pernottare mentre io saltavo da un albergo all’altro per informazioni ma era tutto occupato. Un convegno di veterinari aveva riempito tutto. L’amico medico incontrò in piazza un suo amico triestino che gli raccontò di una signora che aveva il braccio fuori dal finestrino ed era stata scippata dell’anello con brillante da due ragazzotti in motocicletta che le avevano trattenuto la mano. Non ricordo se l’amico avesse detto che le avevano tagliato il dito. Leggende metropolitane mi dissi io.

Dimenticavo: a Mazara non c’era che una vecchia locanda aperta e chiedendo in giro entrammo in una trattoria vicina dove ordinammo la più suntuosa cena di pesce che un sognatore possa sognare. Intanto visitammo il porto con la più incredibile quantità di pescherecci e reti e brulicare di pescatori e reti ad asciugare.

Mentre attendevamo che arrostissero il pesce brindavamo allegramente ma la moglie dell’amico, che era una nota rompiscatole, che approfittava del momento a tavola per sfogarsi, trovò il modo di imbastire una spiacevole polemica. Suo marito era noto per le sue ire violente ed impetuose. Diceva Drriin! per mimare il campanello di chiusura dell’argomento ed al caso strappava la tovaglia dal tavolo creando quel momento di sospensione delle stoviglie in aria che ricadevano intatte sul tavolo senza tovaglia. Ridisse: “Drriin!” “Andiamo!” La prese per il braccio, disse buona notte e salì alla locanda, senza cena, con il suo grande sogno del pesce fresco di Mazara del Vallo, per il quale ci eravamo sobbarcati un viaggio di quella durata, sprecando buona parte dei nostri quindici giorni di vacanza. A noi due rimase il grande compito di distruggere una cena superba, per quattro! Forse gli mettemmo in un panino il pesce per la colazione del giorno dopo. Ma è tutt’altra cosa.

Credetemi. Il resto fu un tripudio di escursioni, una meglio dell’altra: l’Etna con le sue caldere ed i mille colori dello zolfo. Le Valli dei templi di Agrigento dove, chiedendo permesso seguimmo un gruppo di turisti la cui guida era addirittura il Direttore delle Belle Arti. La sola spiegazione di un piccolo sarcofago istoriato dai bassorilievi della morte di un bambino mi rapì. Narrava la guida, che lo avevano ritrovato spezzato ed una parte fu ritrovata più tardi nel fiume.

Ritorno in plancia

Questo ed altro, ma soprattutto la pace che ci dette l’amica, che da quella sera, come per miracolo s’era zittita e non aveva più rotto le scatole: chissà cosa le avrà detto in un orecchio l’iracondo consorte! Non vidi tumefazioni visibili.

Infine, Taormina bassa ci vide consumare in un albergo sulla strada i nostri ultimi quattro giorni con visita al mercato di Catania dove le bancarelle erano una distesa di olive di tutti i colori e farciture, con le quali feci una scorta da portare a casa questa volta con il traghetto, sul quale misi piede per la seconda volta in vita mia innamorandomi di quel modo di andare in viaggio.

Ma, per finire, anche il secondo imbarco fu una corsa per l’ultimo minuto. Avevamo lasciato nel garage aperto, sotto l’albergo, la nostra Rally rosso fuoco, accostata al muro. La mattina della partenza che sarebbe avvenuta il pomeriggio tardi trovammo la macchina con la fiancata esterna appoggiata ad una pila di mattoni. Con le sole ruote di destra accanto al muro. Quelle di sinistra: sparite. Giusto il tempo per prendere un taxi e correre dal vicino gommista che le sostituisse. Chissà, forse erano le nostre e mio marito notoriamente un grande risparmiatore le avrà comprate di seconda mano. Tanto erano come nuove.

Finalmente a bordo ci godemmo il passaggio dello stretto di Otranto in plancia, gentilmente invitati dal Comandante che ce lo indicò come il punto più stretto fra le due coste da dove, nelle belle giornate, si potevano vedere le due terre. In quei bei tempi le plance si potevano ancora visitare. Ora sono barricate e se qualcuno ha la fortuna di poterle visitare le trova vuote chiedendosi chissà chi sta conducendo la nave: forse qualcuno dal satellite più vicino.

Ho girato il mondo riservandomi l’Italia per la vecchiaia, sognando di saltare in macchina con le mie valigie e tanto tempo per fermarmi dove mi fosse piaciuto. In base a questi ricordi ed alle ultime terrificanti notizie su qualsiasi tipo di viaggio ho capito che il traghetto sarà il mio mezzo: hop-on - hop off e che i treni sbuffanti delle vecchie ferrovie e delle piccole tratte e le cento stazioni in disuso mi porteranno fra i borghi e le città italiane che fanno del nostro paese uno dei più belli del mondo. Se saremo tanto intelligenti da sfruttarne le immense potenzialità.

Lucilla Cechet

 

VIAGGIO NELL’ ARCHIVIO DE INDIAS DI SIVIGLIA 

Contesto storico dei processi d'indipendenza nei territori ibero-americani

In questo contesto storico vogliamo raccontare come si svolsero i processi di indipendenza nei vari territori ibero-americani: Isola di Santo Domingo e America continentale, Brasile incluso, basandosi su di una selezione di documenti conservati negli archivi spagnoli.

Cominciamo con una panoramica generale sulla formazione e l’organizzazione dell’Impero Spagnolo in America : la sua origine, la scoperta e  la conquista, le istituzioni governative ed il suo sviluppo politico, economico e sociale.

In seguito passiamo a trattare quali furono le cause più rilevanti del processo d’indipendenza : il centralismo politico, il monopolio commerciale ed i conflitti sociali. Come testimonianza  immediata si potrebbe presentare il documento probante, custodito nell’Archivio de Indias, di Francisco de Mirando con la sua spedizione liberatrice in Venezuela nel 1806.

Di seguito parliamo dei distinti processi di liberazione nell’America Spagnola incominciando dall’indipendenza di Haiti.

L’indipendenza dell’America spagnola inizia con la grave crisi istituzionale che ha luogo in Spagna con l’inizio della Guerra di Indipendenza del 1808. I territori della Monarchia Spagnola si sollevarono contro Napoleone, ma alcune delle istituzioni di governo che nacquero non furono conosciute in America.

Questo fu l’inizio del processo d’indipendenza.

Il ritorno al potere di Ferdinando VII nel 1814, con il suo esacerbato assolutismo, provocò una reazione dei Liberali in Spagna come in America, alla quale si associò una reazione patriottica di cui furono protagonisti due “Leaders” eccezionali come Simon Bolivar e Josè de San Martin che, lottando,ottennero l’indipendenza di quasi tutto il territorio ispano-americano.

L’altro gran processo d’indipendenza in Sud-America si ha in Brasile, che, come avvenuto in Spagna, ha inizio con l’invasione napoleonica della penisola iberica.

Non vogliamo trascurare di evidenziare altri aspetti importanti:

a)  Il ruolo che esercitarono nazioni ed alleanze come il Regno Unito, gli Stati Uniti e la Santa Alleanza;

b)  Il riconoscimento da parte della Spagna dell’indipendenza dei suoi antichi territori;

c)  Come si svolse  il processo d’indipendenza nei territori d’oltremare che continuarono a far parte della Spagna per alcune decadi ancora.

  ( ricerche e traduzione dallo spagnolo di Ugo Dodero)

LE NOTE DI CARLA MANGINI 

VEDESSI COME E' GRANDE IL PENSIERO DEL MAREdi Alda Merini, (Milano 1931 - 2009)

"Vedessi come è grande il pensiero del mare/ dove il mio dolce amore oggi è andato a pescare/ vedessi come è grande la vela del pensiero/ eppure sono sola come un vecchio mistero/ vedessi che coralli ci sono in fondo al mare/ e lui non mi ha pescato perchè doveva andare/ vedessi come piango un pianto universale/ un amore così bello non doveva far male."

Forse,  nel tentativo di  lenire il suo profondo smarrimento, compone con facili rime, ciò che pare una filastrocca, un rassegnato lamento.

F i n e


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