I porti italiani dovranno pagare le tasse come qualunque ente privato. Lo ha deciso nei giorni scorsi la Commissione Europea.
Federagenti, Federlogistica Conftrasporto e Assarmatori sono in disaccordo. Secondo il loro parere, l’Unione Europea avrebbe uno sguardo eccessivamente nordeuropeo, poco adatto alle dinamiche che ruotano attorno al sistema portuale italiano.
«Imporre sulle Autorità portuali forme di tassazione analoghe a quelli delle società private senza entrare nel dettaglio delle attività regolate significherebbe distruggere l’intero sistema sul quale si regge la portualità italiana», sostiene Luigi Merlo, presidente di Federlogistica Conftrasporto.
L’azione di Merlo si coordinerà con quella di Stefano Messina - presidente di Assarmatori-Conftrasporto - e quella di Gian Enzo Duci - presidente di Federagenti e neo-vice Presidente di Conftrasporto. I tre coordinatori, infatti, stanno lavorando a un fascicolo destinato al governo.
Al centro del documento, la preoccupazione per le misure proposte dall’unione, che andranno a gravare sui concessionari, ovvero gli utilizzatori dei porti. Soggetti che, anzi, sono in attesa delle riduzioni che gli spettano per far fronte alla crisi da Covid.