Proseguono le operazioni di rimozione del petrolio che si è riversato nell’Oceano Pacifico, davanti alle isole Mauritius, a fine luglio scorso.
La nave cargo MV Wakashio, di proprietà giapponese ma sotto bandiera panamense, si è incagliata sulla barriera corallina: trasportava circa 4mila tonnellate di carburante, che ora si stanno disperdendo in mare.
Pochi giorni fa la nave si è spezzata, rendendo ancora più complessa l’operazione di rimozione del liquido.
L’Organizzazione Marittima Internazionale (IMO) ha dichiarato che la maggior parte delle sostanze sono state recuperate dalle acque. Adesso bisognerà procedere con la rimozione dell’imbarcazione e la pulizia delle spiagge.
A coordinare le operazioni di salvataggio è la SMIT Salvage, la società che si occupò di recuperare il relitto di Costa Concordia.
Ringraziamenti a «tutti coloro che sono stati coinvolti per sostenere il governo di Mauritius per mitigare la fuoriuscita di petrolio», da parte di Kitack Lim, segretario generale dell'IMO.
Le autorità locali hanno subito dichiarato di non avere le risorse necessarie a gestire un problema di questa portata. È fondamentale il supporto delle ong ambientaliste e dei mauriziani, preoccupati per gli effetti del disastro ambientale sul turismo, principale risorsa del paese.
È molto sentita la partecipazione dei cittadini, che hanno cominciato a donare capelli per la realizzazione di galleggianti assorbenti in grado di trattenere il petrolio. Molti saloni hanno deciso di donare i capelli tagliati alle loro clienti, oltre a offrire uno sconto per incentivare i tagli.