Collegio Nazionale Capitani

Foglio telematico a cura di Decio Lucano 2-6-2015 (parte II)

Articolo di giovedì 04 giugno 2015



Collegio Capitani

STORIA DELLA MARINERIA ITALIANA
  a cura di Francesco Pittaluga

  SULLE  ROTTE  DEL  GOLFO
Emigranti verso il Messico e il Centro America


Questo nuovo capitolo della Storia della Marineria Italiana vuole prendere in considerazione un particolare movimento emigratorio che ha interessato il nostro secondo dopoguerra e viste impegnate tutta una serie di Società ormai scomparse  il cui ricordo è affidato agli archivi ed agli storici navali. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, infatti, oltre al grande flusso emigratorio verso Australia, Sud-Africa e America Latina da parte di tanti diseredati, sopravvissuti, sfollati, senza terra, "displaced persons" come li definivano gli Inglesi o semplicemente tanti che desideravano lasciare per sempre alle spalle un'Europa devastata dal conflitto e ancora attraversata da odi razziali e rancori politici non assopiti, ci fu un settore  di traffico interessato per alcuni anni da un considerevole movimento di merci  e passeggeri verso i porti del Centro America e del Golfo del Messico. Oltre ai tanti che approdarono sulle coste del Venezuela affidandosi, oltre alla "Società Italia",  ai passaggi offerti dai "Fratelli Grimaldi", dalla "Linea Costa" e dalla "Flotta Lauro"  che iniziavano allora la propria attività nel settore marittimo passeggeri e la svilupperanno in seguito nel campo delle crociere e dei "cruise-ferries" di lusso di ultima generazione, vi fu un flusso migratorio che interessò i Paesi  che si affacciano sul Golfo del Messico, "in primis" i porti meridionali degli Stati Uniti quali Houston, Tampa, Jacksonville e New Orleans, poi quelli messicani di Merida, Vera Cruz, Tampico e via via gli approdi centroamericani di Honduras, Belize, Guatemala e Panama fra i quale Puerto Limòn, Puerto Barrios e Colòn. Naturalmente il traffico passeggeri riguardava in massima parte il tragitto dai nostri porti verso quelli americani, mentre al ritorno a prevalere era il movimento di merci che andavano da materie prime di cui l'area interessata era fornitrice quali legnami, frutta, prodotti agricoli e minerali a manufatti e prodotti finiti per un'industria italiana ed europea che stava risollevandosi dopo le devastazioni della guerra. Di conseguenza il naviglio più adatto a questo tipo di traffico non sarebbero stati di certo i grandi e prestigiosi transatlantici che nello stesso periodo entravano in servizio e che in parte abbiamo già incontrato nei precedenti capitoli di questa rassegna, bensì tutta una serie di navi miste merci-passeggeri che prosperarono per un decennio portando notevoli profitti alle  rispettive società di appartenenza. Fra le più importanti e le prime di queste troviamo la "SIDARMA-Società Italiana di Armamento", costituitasi a Fiume nel 1938 e trasferitasi nel dopoguerra a Venezia, armatrice di grandi motonavi da carico tutte perdute per eventi bellici ad  eccezione della "Andrea Gritti" di poco più di 8.000 tonnellate, varata a Monfalcone nel 1943 cui seguiranno nel primo dopoguerra il "liberty" "Francesco Barbaro" e poi le nuove "Francesco Morosini", "Sebastiano Venier", "Vettor Pisani",  "Enrico Dandolo", "Lazzaro Mocenigo", "Pietro Foscari",” Lorenzo Marcello", tutte evocanti i nomi di illustri Dogi della Serenissima. Adibite al trasporto emigranti sia per gli scali del Brasile-Plata che per la linea del Golfo del Messico,  dal 1948 in poi vennero prevalentemente destinate alla linea del Centro America per La Guayra, Puerto Cabello,Barranquilla, Cartagena, Curaçao, Havana e Vera Cruz. Dalla metà degli anni Cinquanta l'attività della compagnia si concentrò esclusivamente nel settore commerciale immettendo in servizio alcune nuove unità che andranno a rimpiazzare il naviglio più anziano riprendendone spesso il nome: nei decenni successivi venne però a trovarsi in difficoltà e fu costretta a disfarsi di tante unità da carico che andarono spesso a rinforzare  i ranghi di altre società fino alla liquidazione avvenuta nel 1975.  I servizi centroamericani della "Sidarma" verranno gestiti per un certo numero di anni in collaborazione con la "Italnavi" del genovese "Gruppo Cameli".  Erede della "Società di Navigazione Commerciale" costituita a Genova nel 1924 e impegnata nel traffico emigratorio con i piroscafi "Sises" e "Sestriere" di circa 9.000 tonnellate e poi con la motonave "Alpe" ed i "liberties" "Italmare", "Italcielo", Italsole", "Italvega" e "Italterra", prospererà per una ventina d'anni sia in linea centro che sudamericana: "Sises" e "Sestriere" diverranno trasporti emigranti molto popolari finchè non verranno riadattate al solo traffico merci nel 1955 ed alla loro successiva vendita al "Gruppo Costa" che nel 1969 incorporerà tutta la società ormai in notevoli difficoltà finanziarie.      Sempre in linea centroamericana opererà per qualche anno la "Società Anonima Maris Stella" di proprietà mista degli armatori genovesi Ravano e Piaggio che adibirà fra 1948 e '49 alla linea per La Guayra-Golfo del Messico alcuni  vecchi piroscafi fra cui la turbonave "Protea" di più di 7.000 tonnellate del 1920 e la "Canberra" di 7.700 tonnellate del 1913, già di proprietà della "Australian S.S.Co." Da ricordare poi la "Società Anonima Florentia", il "Lloyd Genovese" e la "Genaviter", tutte impegnate per qualche anno nel trasporto di emigranti verso il Nuovo Continente sia sul versante Atlantico che su quello del Messico-Sud Pacifico con naviglio spesso vetusto e talvolta in modo abbastanza avventuroso, dimostrando comunque nell'insieme quanto forte e sentita fosse l'esigenza e la volontà di ripresa dei traffici marittimi. Fra le unità adibite a questi servizi  si ricordano i piroscafi "Marella", "Liguria" e soprattutto il "Medina" di circa 6.000 tonnellate, varato a Newport News nel 1914, acquistato nel 1948 dalla "Genaviter" che lo ricostruirà e ribattezzerà "Roma": diventerà in seguito la popolarissima "Franca C." dei "Costa" ed è ancora a galla oggidì a Singapore come "Doulos" dopo più di cento anni dal varo. Ricordiamo impegnata in questo settore di traffico col vecchio piroscafo "Philippa" del 1902  la compagnia di navigazione "La Fortuna"  costituita in Genova nel 1947 con capitali in cui non fu estraneo il Gruppo Ansaldo. Del 1948 è invece la "C.A.M.A.-Compagnia Agenzie Marittime Armatoriali" di Arturo Giribaldi che fra 1949 e 1952 arma tre navi vetuste, l'"Assimina", la "Jenny" e la "Portugal" e le adibisce al trasporto di emigranti sia per il Venezuela-Golfo del Messico  che per gli scali brasiliani e argentini.  Un discorso a parte, infine, merita la "Società Cooperativa Garibaldi", fondata nel 1936 e che lega la propria attività non al nome di un armatore ma ad un certo numero di soci che la gestiscono brillantemente per alcuni decenni. Dotata di un cospicuo numero di navi da carico dai nomi evocativi quali "Rosolino Pilo", "Nino Bixio", "Aspromonte", "Goffredo Mameli" e altre, dopo la guerra si cimenterà nel traffico migratorio verso il Golfo del Messico e il Sud America col piroscafo "Luciano Manara" di 6.000 tonnellate, opportunamente riadattato al trasporto di più di 800 emigranti.    Questa in breve la rassegna delle compagnie interessate a questo settore di traffico: ad esse si può aggiungere la "Società Italia" con le sei unità miste della serie "Navigatori" ("Antoniotto Usodimare", "Marco Polo", "Amerigo Vespucci", "Ugolino Vivaldi", "Sebastiano Caboto", "Paolo Toscanelli") e con le sue navi da carico che operavano per il Golfo del Messico e gli scali del Nord America Pacifico  trasportando anche un certo numero di passeggeri. Tutte insieme daranno vita  ad un intenso traffico che non conosceva di certo i lussi riservati alle unità maggiori ed ai transatlantici impegnati nei servizi per le Americhe. Le unità esaminate  in questo capitolo erano per lo più navi miste o unità da carico adattate al trasporto passeggeri ove le sistemazioni erano molto sobrie e certamente lontane dai "comforts" che oggi considereremmo irrinunciabili. Per le esigenze del traffico merci le soste nei tanti porti di scalo erano poi più lunghe di quelle delle unità di linea e la stessa vita di bordo conosceva ritmi diversi, più spartani ma ugualmente suggestivi. Notevole era anche il flusso di passeggeri fra gli stessi scali toccati da queste navi in acque americane, in un'epoca in cui i collegamenti via terra erano problematici e quelli aerei ancora agli inizi. Le lunghe traversate sulla "Francesco Morosini" o sulla "Luciano Manara", tanto per citare solo due delle unità testè ricordate, poco avevano a che fare con i passaggi offerti dalle unità maggiori: avevano però un loro fascino ed una propria ragion d'essere assolvendo un servizio importante per tutta una fascia di clientela che trovava in tali servizi una risposta immediata ed economica alle proprie esigenze di trasferimento da un continente ad un altro in cerca di prospettive di vita migliori. Trasferimenti di persone e spesso di intere famiglie che ancora oggi vivono nel ricordo di quanti, e furono tanti, fecero il lungo e spesso unico viaggio della loro vita a bordo delle tante navi trasporto emigranti italiane che abbiamo appena ricordato.

Francesco Pittaluga ingegnere,  storico aero-navale  aeronautico  Genova, 26 maggio 2015  Console de "A Compagna"   

  LE  NOTE DI CARLA MANGINI

Dal romanzo “GLI ANNI” di VIRGINIA WOOLF - (Londra 1882 - Rodmell 1941)

Virginia Woolf sa dipingere  con le parole… …

"...sulla terrazza, le dame di pietra  avevano  fiori scarlatti  nelle loro urne, un filo  di fumo azzurrosi alzava fra le dalie fiammeggianti  nelle lunghe aiuole che scendevano al fiume...”

e  pare  ricostruire un quadro di J.M. William Turner…

“ Ecco il Serpentine rosso alla luce del tramonto; gli alberi ammassandosi, pur scolpiti, perdevano ogni dettaglio; l’architettura spettrale del ponticello, bianco  in fondo completava il quadro. Le luci del sole e dei lampioni, si confondevano stranamente”

Lascia spesso  agli oggetti il compito di fare emergere atmosfere, sentimenti  ed emozioni …

“Dette un ultimo sguardo a quella modesta stanza d’affitto. C’era l’erba della pampa nella sua ciotola di coccio; il vaso verde col bordo incrinato e la poltrona di mogano. Sul tavolo c’era ancora il piatto della frutta; le mele sensuali e pesanti erano distese una accanto all’altra, con le banane tigrate. Spense la luce. La stanza era  quasi buia, tranne un disegno acquoso che fluttuava sul soffitto…”

Ci  fa  sentire l’acqua che cade, gorgoglia, scorre …

“La pioggia continuò a cadere per tutta la notte, creando una lieve foschia sui campi, chiocciando e gorgogliando nelle canalette di scolo. Nel giardino cadeva sui cespugli  dei lillà e di alburno in fiore. Scivolava gentile sulle cupole di piombo delle biblioteche e, sventagliando, schizzava fuori dalle bocche ridenti dei boccioni…”

F I N E


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