Genova. “Il comandante di una nave da crociera e’ quasi come il sindaco
di un paese. Ha la responsabilità di circa quattromila passeggeri e
millecinquecento persone di equipaggio, con tutte le problematiche che
ne conseguono”.
Enrico Neri, consigliere dl’Usclac, il sindacato di capitani di lungo corso spiega così la richiesta da parte dei marittimi, non solo i comandanti delle navi, di vedere la propria categoria ánalmente inserita nell’elenco del lavori usuranti dal governo.
Un appello che parte da Genova, il più importante porto italiano, e che chiede venga fatta ánalmente giustizia per la gente di mare. Il problema, infatti, non riguarda solo gli ufáciali ma tutti i marittimi, in Italia sono circa 30mila e che fanno un mestiere particolarmente complesso. “I nostri orari di lavoro sono i circa 12 ore di lavoro al giorno – continua Neri – e, una volta ánito, si torna in cabina, lontano dai propri affetti, con i problemi tipici della nave, dal mare mosso alla necessità di essere pronti per ogni allerta”.
Anche perché oltre alle navi passeggeri il trasporto marittimo comprende navi che portano merci pericolose sulle quali l’attenzione deve essere continua, come le gasiere o le petroliere. “Il nostro problema – prosieguo Neri – è che, forze, siamo troppo pochi. Se la nostra richiesta fosse accolta, infatti, il prossimo anno la platea degli aventi diritto sarebbe di circa 1800 persone, a calare negli anni successivi”. Adesso la speranza è nel governo che già nel 1993 aveva inserito i marittimi tra le categorie che avevano diritto escludendoli però dai provvedimenti successivi.