Secondo i nuovi dati pubblicati dalla Commissione europea, nel corso del
2015 le autorità doganali dell'Ue avrebbero sequestrato circa cinque
milioni di articoli contraffatti in più rispetto all'anno precedente.
Si tratta di un aumento del 15% rispetto al 2014. Oltre 40 milioni di prodotti sospettati di violare i diritti di proprietà intellettuale, per un valore di quasi 650 milioni di euro, sono stati sequestrati alle frontiere esterne dell'Ue.
È quanto emerge dalla relazione pubblicata sulla tutela dei diritti di proprietà intellettuale (DPI) nell'Ue, che dettaglia anche le categorie di merci sequestrate, i paesi di origine, i diritti di proprietà intellettuale violati e le modalità di trasporto utilizzate.
Le sigarette rimangono in testa alla classifica degli articoli più sequestrati (27%), mentre i prodotti di uso quotidiano potenzialmente pericolosi per la salute e la sicurezza dei consumatori, ad esempio alimenti e bevande, prodotti per l'igiene personale, farmaci, giocattoli ed elettrodomestici, rappresentano nel complesso il 25,8% del totale. Il principale paese d'origine dei prodotti contraffatti è ancora una volta la Cina (41%), seguita da Montenegro, Hong Kong, Malaysia e Benin.
Il Benin è il paese d'origine di gran parte dei prodotti alimentari contraffatti, mentre il Messico è la principale fonte di bevande alcoliche e il Marocco di altre bevande. La Malaysia è in testa per quanto riguarda i prodotti per l'igiene personale, la Turchia per i capi di abbigliamento, Hong Kong per telefoni cellulari e relativi accessori, schede di memoria, attrezzature informatiche, CD, DVD e accendini. Le sigarette provengono soprattutto dal Montenegro, i farmaci dall'India. Oltre il 91% dei sequestri ha dato luogo alla distruzione delle merci o all'avvio di un procedimento giudiziario per determinare l'eventuale coinvolgimento del titolare del marchio contraffatto nella violazione.
La relazione della Commissione sulle azioni delle dogane per il rispetto dei DPI viene pubblicata ogni anno dal 2000 e si basa sui dati trasmessi dalle amministrazioni doganali degli Stati membri. Tali dati forniscono informazioni preziose anche ai fini dell'analisi delle violazioni dei DPI condotta dall'OCSE.