Collegio Nazionale Capitani

Quelle Afriche che continuano a crescere (e che l’Europa non vede)

Articolo di giovedì 16 febbraio 2023



Collegio Capitani

I discorsi tenuti da papa Francesco durante il suo viaggio ecumenico di pace  nella Repubblica democratica del Congo ed in Sud Sudan, portati all’attenzione del mondo intero, mi ricordano le scorrevoli e chiare  riflessioni riportate nell’interessante lavoro di Marco Valle ”Il Futuro dell’Africa è in Africa.

I tanti volti di un continente sorprendente. Che l’Italia ha dimenticato” (2021) della collana “Fuori dal coro” edito e distribuito con il quotidiano Il Giornale.

Nel suo pregevole scritto Valle asserisce, tra l’altro, che “l’Africa non è solo ed esclusivamente un continente esportatore di disperati, destinati ad alimentare le fila del sottoproletariato europeo” aggiungendo, con una casistica ampia e documentata, che ”l’Africa del XXI secolo non è solo il grande malato del pianeta, ma anche un composito mosaico di società dinamiche e volenterose di confrontarsi con la sfida della modernità”.

Le attuale classi dirigenti africane vedono sotto una nuova luce il periodo della decolonizzazione per un continente che per troppo tempo è vissuto nella disperazione, inseguendo un simulacro della democrazia e tentano quindi di organizzare un percorso di sviluppo delle nazioni fuori dalla dipendenza europea, volgendo lo sguardo al futuro perché il continente africano “non è una miniera da sfruttare ma sorriso e speranza del pianeta “come ha esordito nel suo primo discorso a Kinshasa Papa Francesco paragonando l’Africa alla preziosità di un diamante sottolineando le “ricchezze materiali nascoste ,racchiuse nei vostri cuori come le bellezze spirituali necessarie per favorire la pace e lo sviluppo”.

Ovviamente anche se le parole di Papa Francesco sono state pronunciate per lo più a Kinshasa e Giuba, sono rivolte a tutti i popoli del continente africano spronandoli a volgere lo sguardo al futuro in un ottica ancora ignorata in Europa ,come riportato sempre nell’elaborato sopracitato, secondo cui “fra i 25 paesi le cui economie sono cresciute più rapidamente negli ultimi anni ben 10 sono africane in uno scenario promettente ma purtroppo ancora fragile e sempre disuguale”.

Non c’è un’Africa, esistono le Afriche. E bene le delinea Valle facendo emergere con forza dal testo la drammatica mancanza di visione di molti paesi del mondo e in special modo dell’Unione Europea verso il Continente Nero. Ed è in questa ottica che Papa Francesco ha ricordato gli sforzi da fare per “eliminare la corruzione, la fuga di capitali e la tutela dell’ambiente, rafforzando la speranza, la fratellanza e la pace” dimenticando la lunga serie di colpi di stato dall’inizio della sua indipendenza.

L’Africa deve rappresentare, con le sue realtà dinamiche, una terra di grandi opportunità, su cui innestare collaborazioni internazionali tenuto anche conto del cambiamento demografico in atto che può essere una minaccia o una opportunità non solo per lo stesso continente ma anche per il mondo. Papa Francesco ha infine invitato tutti a “deporre le armi dell’odio e della vendetta imbracciando quelle della preghiera e della carita”. Alle potenze occidentali ci sentiamo di suggerire la necessità per tutti di una collaborazione piuttosto che uno sfruttamento “predatorie” delle risorse africane barattate dalla Cina anche se in cambio della realizzazione di opere infrastrutturali. La risonanza mediatica del viaggio del Papa ha spostato l’attenzione di tanti sull’immagine di un Africa flagellata da carestie, malattie, guerre civili e barconi di emigranti ma anche di un continente pieno di opportunità ed economie crescenti che devono fare i conti con l’aumento della popolazione che potrebbe rendere i poveri del paese ancora più poveri.

Quindi la domanda sorge spontanea. Come bisogna porsi di fronte ai cambiamenti dell’Africa? Sicuramente il primo passo lo dovranno fare gli organismi internazionali valorizzando le comunità regionali africane senza enfasi ma con una integrazione economica per un maggior benessere ed una più diffusa democrazia. E l’Italia ? In questa fase sembra che l’Italia come stato ha poco spazio mentre molto di più lo hanno quelli che Valle definisce ”i nostri capitani coraggiosi, imprenditori che nonostante le difficoltà dimostrano con il proprio lavoro come l’Africa possa rappresentare una terra di grandi occasioni”.

In base alle varie azioni che porranno in essere i leaders africani si definirà il futuro del continente come riportano molti qualificati studi che potrebbero essere approfonditi in momenti successivi per i cui percorsi il lavoro di Valle si potrebbe rilevare di sicuro un suggerimento utile.

 

Articolo di Nicola Silenti Destra.it

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