L'Unione Europea non riesce a regolamentare le proprie compagnie navali
per quanto riguarda la pratica molto diffusa di far demolire le proprie
navi tramite cash buyer in paesi dell'Asia come il l'India, la Cina o il
Bangladesh dove le condizioni di lavoro sono al di sotto degli standard
per la tutela dei lavoratori.
E' estremamente facile infatti raggirare le norme internazionali e le nuove regole europee sono del tutto inefficaci, nonostante la responsabilità UE, "colpevole" del 30% delle demolizioni asiatiche con procedure sub-standard.
Lo denuncia l'ONG Schipbreaking Platform che richiama l'attenzione sull'utilizzo delle bandiere di comodo, scopo dell'organizzazione non governativa è proprio combattere questo tipo di demolizioni, così perciolose per lavoratori ed ecosistema marino.
L'ONG chiede di superare il concetto della giurisdizione degli stati bandiera e instaurare un meccanismo che non sia raggirabile così da garantire le demolizioni in modo sostenibile, ma ovviamente tutto questo si scontra contro l'avidità di profitto degli armatori.