Collegio Nazionale Capitani

Ci fu una domanda che fece ridere tutti...

Articolo di venerdì 03 luglio 2015



Collegio Capitani

Ci fu una domanda che fece ridere tutti meno l’Allievo che l’aveva posta, ed era questa: “nel caso l’Italia entrasse in una guerra, che programma ci sarebbe per noi ?”.


Ci trovavamo in un’aula di Palazzo Studi all’Accademia Navale di Livorno, il motivo della risata era che, in quel momento del 1967, l’idea che ci potesse essere una guerra era talmente lontana che noi ragazzi ventenni lo ritenevamo assurdo. Eppure ci trovavamo in quel posto per studiare operazioni militari e per noi, un programma per quel tipo di evento esisteva davvero. Eravamo cresciuti in un Paese che, alla nostra nascita, era entrato a far parte delle democrazie occidentali e che, in ogni caso, sarebbe stato protetto dalla Nato. Eravamo stati educati nell’idea del mai piu’ guerra, mai piu’ razzismo, mai piu’ dittature e ci sembrava che funzionasse.


Alla fine del corso ci fu già un, se pur piccolissimo, segnale di smentita della nostra sensazione di sicurezza. Al momento di lasciare l’Accademia, con i bagagli alla porta, in attesa dei documenti di via, fummo tutti sospesi e consegnati fino a nuovo ordine.
Dopo due ore di attesa, fummo finalmente svincolati. Era successo che, a seguito dell’improvviso omicidio del senatore Robert Kennedy, tutte le forze armate dei paesi occidentali erano state messe in allerta.


A partire da quel momento ho fatto sempre più caso alle guerre piccole o grandi, vicine o lontane di cui i mass media ci hanno gratificato nel corso degli anni. Non ci sono state Guerre Mondiali ma i morti sono comunque milioni, senza parlare delle sofferenze che i conflitti hanno generato e stanno ancora generando.


Navi alla fonda alle Isole Falklands Io stesso, da civile, sono stato sfiorato per un pelo da due guerre, nel 1982 (Falklands) e nel 1986 (Iran – Iraq). Nel primo caso ero imbarcato su una VLCC (petroliera, very large crude carrier) che stava per doppiare Capo Horn con destinazione Isole Vergini. La nostra nave gemella, Hercules, che stava effettuando il nostro viaggo al contrario, in zavorra, fu bombardata per sbaglio dagli Inglesi o dagli Argentini mentre si trovava lungo le coste argentine. Mentre la nave stava dirigendo verso Rio De Janeiro in condizioni disastrate e con alcune bombe inesplose fra le lamiere, noi ricevemmo istruzioni dalla compagnia di procedere più a sud di Capo Horn (cioè a scorgere la costa della Penisola Antartica) poi a sud dell’isola South Georgia, quindi ad est di essa prima di dirigere a nord verso i Caraibi.


Il CSLC Giuseppe Casini Lemmi con la moglie Michèle a bordo di una grande petroliera Se è vero che sull’Hercules vissero attimi di terrore, anche noi passammo momenti di insicurezza tremenda a causa della paura della guerra ma anche per le difficoltà della navigazione invernale nella zona più tempestosa del mondo e per gli icebergs che avvistammo per giorni. Mia moglie passò giorni e notti con me sul Ponte.

Comunque tutto finì bene. Nel 1986 era ancora in corso quella che allora veniva chiamata Guerra del Golfo (nome poi soppiantato dalle due guerre all’Iraq da parte delle coalizioni occidentali) e che certi chiamarono poi Guerra degli Otto Anni. L’economia dell’Iran che dipendeva dal petrolio, era compromessa dai continui bombardamenti irakeni sull’isola di Kharg, nel nord del golfo, dove veniva raccolto e ridistribuito il petrolio greggio.


In quel momento c’era un numero di navi, chiamate shuttle ships che, temerariamente, caricavano a Kharg di notte, senza illuminazione e andavano a scaricare in un terminal vicino a Sirri Island, nel sud del golfo, fuori dalla portata dei bombardieri di Saddam Hussein. Quì il petrolio veniva trasferito su navi permanenti all’ancora (mother ships) che poi lo pompavano sulle cosiddette export ships che lo portavano ai clienti internazionali. Su una di queste ultime navi c’ero anch’io, per un solo viaggio ma memorabile. Indimenticabile perchè, nel frattempo, qualcuno aveva fornito all’Iraq la tecnologia per aumentare l’autonomia in carburante agli aerei i quali arrivarono, contro ogni previsione, a bombardare il terminal di Sirri.


L'isola di Kharg nel Golfo Persico Me la cavai ancora una volta per un pelo. Poco dopo decisi di ritornare a navigare sulle navi da crociera che avevo ingiustamente abbandonato.


Negli anni a seguire le navi da guerra sono state e sono ancora impegnate nel presidio delle acque infestate dai pirati organizzati. In questo periodo le navi militari incrociano il Mediterraneo e raccolgono profughi che fuggono da guerre, da oppressioni e dalla fame.
Ma non era stato detto: mai più ??????

CSLC Giuseppe Casini Lemmi (7/2015) DAL SITO SOCIETA’ CAPITANI E MACCHINISTI
DI CAMOGLI

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